Questa notte ho sentito il vostro tremore e il nostro brivido d'estasi e così...gli Dei sono tornati dal centro della terra, e ci hanno catapultati dentro la casa d'Ercole. Qui i nostri occhi si sono specchiati nella luna piena ed hanno visto e respirato ancora fiamme, e noi con passolento, abbiamo riscoperto l'antica dimora abitata dai nostri antenati, e dai nostri desideri ancora assetati di conoscenza. Ora sento le vostre mani che stringono le mie, mentre mi fate attraversare tutte le stanze mute di eternità. "CASA D’ERCOLE"
Ho già udito ininterrottamente
il fruscio del passato
che da quest’alga terrena
precipita sull’arena.
Dell’umido pensiero mio
resta un ricordo in questo labirinto
che i passi han variopinto
tastando mani antiche
e sollazzi ritmici.
Mirabile dolcezza
a Oriente d’Aristide,
voci acquatiche
fra i veli trasparenti,
che bagnando natiche e colline di latte
dan luce dall’alto
ai rivoli,
ai marmi.
Ignorata la notte fulgente
e lapillosa di mente,
discende ora dal triangolo
la sua colata d’oro.
Fiumi di collane omicide
stringono la gola
ed intrecciano le carni
che sudano,
ansimano,
fermano i cuori,
i fanciulli mori dall’anima bianca,
e la panca dell’Ode.
Dal ciglio sul mare
il porto si ferma...
nient’altro che fumi,
grida,
unanime sentenza che condanna
e imprime la sua forza
nel centro della terra.
(Amira)